Sono già a metà strada. Il tempo passa veloce. E tra poco inizieranno le prime gare di “verifica”. Non vedo l’ora! Dopo mesi e mesi di freddo, e allenamento a testa bassa, un po’ di adrenalina ci vuole! Questo è un periodo fondamentale dove si aumentano le distanze e soprattutto, si inizia a cercare il passo gara. Quindi la parola d’ordine è: sperimentare! In allenamento si azzardano cose mai fatte prima, sia su cosa e quando mangiare, sia se si vuole provare a “rischiare” qualcosa in più sui ritmi da tenere. Beh, questo è il momento giusto! Non troppo a ridosso dell’IM, né così lontano da risultare una fatica inutile. E’ un periodo di costruzione dove tutto può ancora essere modificato e dove bisogna sempre ragionare e ottimizzare ogni allenamento. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori!
Oggi però mi piacerebbe anche spiegarvi meglio perché vorrei tanto riuscire a qualificarmi per andare al mondiale Ironman delle Hawaii.
Non sono mai stata una campionessa, mai la prima della classe o una dotata di chissà quale “talento naturale”.
A 10 anni pensavo di poter diventare una nuotatrice formidabile, ma la mia numerosa famiglia abitava in campagna e i miei genitori, lavorando entrambi a tempo pieno, non avevano di certo tempo di dedicarsi alle attività extrascolastiche! E così, quando sono riuscita per la prima volta a metter piede in una piscina, mi sono resa conto che i miei coetanei la scuola nuoto l’avevano finita da un pezzo ed erano già degli esperti agonisti! Ricordo che sfrecciavano veloci nella corsia a fianco alla mia e guardavano noi “principianti” come se fossimo degli “sfigati”, perché a 13 anni ancora dovevamo imparare a fare una bracciata decente…. Mi ci è voluto poco per capire che non sarei mai diventata una grande nuotatrice!
Stesso discorso per l’atletica: avrei tanto voluto far parte di una squadra, ma il mio prof. di educazione fisica, puntualmente, raccomandava qualche altra alunna alle varie società sportive. E così mi feci coraggio e fui io, piena di vergogna, a chiedere a lui se a chi avrei dovuto rivolgermi per entrare a far parte di una squadra di atletica. Poco importava che dovessi farmi 50 minuti di autobus ad andare e 50 a tornare, saltando parte dell’allenamento o sarei rimasta a piedi: l’importante era andare! Ero felicissima! Ma anche lì, dopo un paio d’anni, capii che non ero il talento che avrei voluto essere.
Partecipavo alle gare sempre con un misto di vergogna e timidezza. Mentre mi sistemavo sui blocchi di partenza guardavo le altre e scommettevo su chi di loro avrebbe vinto. Si capiva già da quando ci scaldavamo prima della gara quali sarebbero state le atlete che sarebbero andate al podio. Perché se sei campione, se sei vincente, ce l’hai cucito addosso e si vede. E’ come se “emanassi” un’energia che altri non hanno.
…. E io? Beh, io facevo da contorno! Io ero quella della corsia 6 o 1. Quella fuori gara insomma. Quella che le più forti non consideravano nemmeno come avversaria. Chi è sempre stato un atleta forte probabilmente ha provato raramente certe sensazioni. Chi invece, come me, i risultati, piccoli o grandi che fossero, se li è sempre sudati tanto, sa perfettamente di cosa parlo.
Ecco il motivo per cui vorrei qualificarmi per andare all’ Ironman delle Hawaii. Vorrei andarci, non per manie di protagonismo o ostentazione nei confronti degli altri, ma solo per me stessa.
Vorrei riuscire in quella che per me è un’impresa, perché vorrebbe dire che questa volta ce l’ho fatta.
Significherebbe dare a quella ragazzina nella corsia a fianco agli agonisti la possibilità di sentirsi “forte” e non la sfigata che nuota a fatica. Significherebbe dare a quell’adolescente sui blocchi di partenza l’opportunità di provare cosa significa essere “una di quelle che contano in gara”. Vorrei farle sentire quell’energia che io vedevo addosso alle atlete su cui scommettevo quando facevo solo da contorno alle loro gare. Voglio far parte della gara vera!
Una volta tanto vorrei regalare un sogno alla bambina che ero. Vorrei sorprenderla, emozionarla e farle scoprire quale sia, finalmente, il sapore della vittoria.