Activity tracker nel nuoto (seconda parte) – 5 domande per fare la scelta giusta

Tecnología
Scritto da: Filippo Antoniello at 18 Ottobre '16 0
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Confesso: mi ci è voluto più del previsto prima di riuscire a farmi un quadro chiaro di cosa il mercato offriva e di cosa io stesso avessi bisogno (Nel nuoto serve davvero un Activity Tracker?), ma grazie anche ai vostri contributi sono riuscito a schiarirmi le idee progettando un percorso di domande che mi avrebbero portato alla scelta giusta.

1. DESIGN O FUNZIONALITÀ?

Alcuni dispositivi sono molto sexy come gli auricolari bluetooth impermeabili The Dash prodotti da Bragi, che ti permettono anche di ascoltare anche la musica. Un orologio come Withings Activité, dal bel design retrò a partire dalle sue lancette, così inusuali per un un oggetto “smart”. Oppure il minimal design del Misfit Shine (che peraltro ho posseduto per circa un mese).

Come spesso accade però, il design richiede accettare dei compromessi e chi vuole avere il massimo dell’accuratezza, quantomeno nel nuoto, deve fare qualche piccola rinuncia estetica.

2. ACQUE LIBERE O PISCINA?

E che differenza fa? Se nuoti in acque libere un GPS è molto importante perché chiaramente può tracciare il tuo percorso in acqua. Nelle piscine indoor ovviamente no (il segnale non prende dentro gli edifici).

Esistono eccellenti dispositivi dotati di GPS, indossabili anche nella vita di tutti i giorni, ma che ahimè richiedono un investimento non indifferente. Vedi il Garmin fēnix® 3 HRSuunto Ambit3 Run o il Polar V800, top di gamma nel loro segmento e amati da numerosi triatleti. Accettando qualche compromesso il TomTom Multi-Sport GPS Watch offre ottime funzionalità a un prezzo sicuramente più competitivo.

Questi dispositivi funzionano anche in piscina ma ha senso spendere tanto per usare nemmeno un terzo delle funzionalità?

3. IN TEAM O DA SOLO?

Questa è facile. Ci sono tecnologie che sono adatte soltanto se si è in un team e il tuo coach ti osserva nuotare. Tutte le altre sono invece “self service”.

Tecnologie come il Triton nascono per aiutare un coach a migliorare i propri atleti, potendo monitorare in tempo reale numerosi nuotatori in vasca. Avida Sports Swim Faster funziona con lo stesso principio ma aggiunge anche un feedback vocale in tempo reale da coach a nuotatore.

Oppure in UK diverse piscine si stanno dotando di SwimTag, un dispositivo che viene consegnato all’entrata in acqua e che puoi riconsegnare all’uscita. L’utente può quindi accedere a tutti i suoi dati online e fare anche competizioni online.

4. AGONISTA O AMATORE?

Gli esperti del nuoto mi hanno insegnato che la frequenza cardiaca è tutto. E non è necessariamente un male se le pulsazioni si alzano, dipende dal motivo per cui ti alleni. Insomma, arrivati a un certo livello conoscere l’andamento delle tue pulsazioni è fondamentale per migliorarsi. Tipicamente la lettura della frequenza cardiaca avviene con delle luci verdi a led, oppure a infrarossi, che deducono i battiti del cuore basandosi sulla vascolarizzazione della pelle. Questa tecnologia riscontra però alcune difficoltà in acqua, sia in mare che in piscina.

In questo senso Swimovate è una tecnologia “classica” e insieme allo smartwatch utilizza una fascia cardiaca. Ma di nuovo è l’acqua a mettere i bastoni fra le ruote e a creare problemi di aderenza e indossabilità. Instabeat è invece un dispositivo avveniristico da applicare sugli occhialini, che misurando le pulsazioni della tempia, rileva la frequenza cardiaca e con un led luminoso ne indica il valore.

Anche se si rivolge al pubblico dei “pro”, Xmetrics rinuncia alla frequenza cardiaca e punta invece sulla maggiore completezza delle informazioni realizzando un dispositivo da applicare dietro la nuca e in grado di rilevare anche la qualità della respirazione.

5. REAL-TIME O DIFFERITA (ovvero smartwatch o smartband)?

Ok, ami le funzionalità, nuoti in piscina per conto tuo e ti definisci un amatore. Non ti rimane che un’ultima domanda da porti: “quando vuoi ottenere le misurazioni”?

Un dispositivo con il display, come gli smartwatch per intenderci, restituiscono in tempo reale le tue performance. Fanno parte di questa categoria dispositivi come il Garmin Swim o il Swimmo (promettente startup), che sono ritagliati su misura dei nuotatori e hanno un display che ti evita di dover tenere il conto delle vasche, ricordarsi il numero di bracciate, etc. Il display implica però un maggiore ingombro e, se per nuotare ti dà fastidio anche un semplice orologio, forse questi dispositivi non fanno per te.

Tra i dispostivi che ti restituiscono un feedback in tempo reale, ma senza display, possiamo annoverare anche Swimbot, che ti mostra la tecnica con dei video tutorial e ti fornisce degli stimoli uditivi per correggerti.

Le smartband hanno invece un principio differente e tengono in memoria la tua attività per poi restituirtela in maniera organizzata tramite delle app: tra le più affermate vanno citate Jaybird ReignAmiigoMoov (che ha anche funzionalità di motivazione e personal coaching) e Atlas Smartband (anche se le metriche per il nuoto sono “coming soon”).

CONCLUSIONI

Se dopo questo percorso hai ancora troppi dubbi sull’utilità di un activity tracker, ma in fondo ti incuriosisce capire come mai stanno diventando così popolari, forse quello che ti serve è fare una prova.

Il consiglio potrebbe essere quello di acquistare un dispositivo usato o low-cost (ancor meglio farselo prestare da chi ne ha uno!), usarlo per almeno 1 mese con costanza e valutare se ne traggono reali benefici: potrebbe aprirti un mondo, diventare una gustosa abitudine, una motivazione in più. Oppure l’ulteriore gadget di cui non sentirai mai la mancanza. Ma senza un test reale è difficile capirlo.

D’altra parte in quanti, solo 10 anni fa, dicevano “ma tanto che ci faccio con uno smartphone?”

Magari potrebbe bastarti un app da scaricare sul tuo telefono, per memorizzare gli allenamenti, visualizzare dei video d’esempio, scrivere le tue note… ma questo farà parte del prossimo post.

Stay tuned!

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Scritto da:

Filippo Antoniello

Technology geek, solitary traveller, lover of beauty, former fencer, novice swimmer and terrible at describing himself. I work for arena as a Digital Brand Manager, so if you do not like this blog we will never be friends.