Perché non riesco a migliorare?

Allenamento e tecnica
Scritto da: Arturo Mugnai at 3 Maggio '19 0
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Chi si è avvicinato da poco al nuoto spesso rischia di costruire delle aspettative sui propri miglioramenti in acqua che difficilmente possono essere rispettate. Capita quindi di provare frustrazione se non si raggiunge il numero di vasche prefissato, oppure il livello di tecnica desiderato. E’ un fenomeno molto diffuso tra i neofiti di uno sport e spesso può costituire una causa di abbandono dell’attività fisica.

In questo argomento entrano in gioco le nostre emozioni, ma anche la nostra capacità di prefissarci degli obiettivi coerenti con le nostre capacità e competenze motorie.

Perché non riesco a nuotare così bene?

E’ una domanda che in molti ci facciamo quando ci siamo da poco avvicinati al nuoto. Il confronto con chi sa nuotare meglio di noi è inevitabile e spesso è fonte di frustrazione. Ciò può dipendere anche dalle modalità che il nostro istruttore utilizza per insegnarci la tecnica.

Gli istruttori efficaci sono coloro che hanno consapevolezza del fatto che il neofita non ha ancora interiorizzato lo schema motorio che caratterizza la nuotata corretta, qualsiasi sia lo stile cui ci stiamo riferendo. In questo senso sappiamo che le istruzioni verbali possono non essere sufficienti, ma è necessario anche un apporto visivo: osservare e cercare di interiorizzare nella memoria implicita è la strategia più efficace per raggiungere il livello di tecnica desiderato. Ciò che si vuole ottenere è l’automazione di ogni singolo movimento che, accompagnato da tutti gli altri, determina il nostro stile. Questo processo di automazione richiede tempo e molto esercizio, oltre ad un buon accompagnatore esperto.

Perché non riesco a fare il numero di vasche che vorrei?

La quantità è una componente cui i nuotatori, anche meno esperti, utilizzano per valutare le proprie capacità natatorie. E’ però anche un criterio che può facilmente portare ad esperire insoddisfazione. Per evitare ciò è fondamentale mettere in pratica una formulazione degli obiettivi che sia coerente e realizzabile a seconda delle proprie capacità, ma anche disponibilità ad allenarsi.

E’ bene infatti stabilire degli obiettivi che siano sì ambiziosi quanto più possibili, ma soprattutto realizzabili. Sono molteplici le variabili da considerare in questo senso: la propria motivazione, il proprio livello di partenza, il tempo a disposizione per allenarsi e ovviamente l’influenza che le nostre emozioni possono avere sull’esercizio fisico.

Gli ambienti sportivi sani e caratterizzati da un basso tasso di abbandono da parte di chi li frequenta sono quelli in cui viene favorita una strutturazione programmata e coerente degli obiettivi. Ad esempio, non si può pretendere che un intero corso di adulti o bambini raggiunga lo stesso livello di tecnica nello stesso momento, ma bisogna cercare quanto più di considerare le individualità. Non solo: gli ambienti sportivi che favoriscono la permanenza nell’attività sportiva sono anche quelli in cui gli istruttori tengono conto del tempo necessario ad ogni neofita per interiorizzare ed automatizzare i movimenti necessari alla tecnica del nuoto.

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Fonte: Psicologia dello Sport e del Movimento Umano – Zanichelli – 2017
Psicologia Applicata allo Sport – Pietro Delfini – Franco Angeli – 2016
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Scritto da:

Arturo Mugnai

Arturo Mugnai was born in Tuscany in 1990. After competing as a backstroke swimmer, he enrolled to study psychology while continuing to write and be passionate about swimming. After completing his first degree and then his master’s, he became a sports psychologist. He firmly believes that the psychological side is vital for all sportsmen and women, even those competing in water sports. In other words, you never forget your first love.