La cosa più incredibile nella mia carriera da triatleta prima e da Ironman dopo è l’aver osservato come i triatleti non pensino quasi mai a loro come nuotatori. Anzi percepiscono questo accostamento quasi riduttivo. Loro si sentono dei runners, soprattutto ciclisti, ma non dei nuotatori. Il problema è che per migliorare nel nuoto, si deve entrare nell’ottica di pensare e allenarsi come un nuotatore.
Il nuoto, più delle altre due discipline del triathlon, richiede capacità tecniche e di sensibilità fondamentali per andare più veloce. Imparare a bilanciare il corpo in acqua, ridurre la resistenza frontale, migliorare l’apporto delle gambe, imparare a virare, sono tutti aspetti che un triatleta dovrebbe tenere in considerazione prima di “snobbare” la parte acquatica della triplice disciplina.
Il secondo aspetto che i triatleti dovrebbero tenere da conto è la tecnica di nuotata. L’acqua è circa 700 volte più densa dell’aria, questo implica che un errore tecnico commesso in acqua lo si paga a caro prezzo. Spesso si pensa che lo stile libero richieda meno attenzione di altri stili, ma questo è un grave errore, sia per i triatleti più lenti che per quelli più veloci.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il tipo di preparazione fisica che il nuoto dà. Infatti il nuoto sviluppa maggiormente il sistema aerobico rispetto alla corsa o al ciclismo. Questo condizionamento aerobico aiuta in tutte e tre le discipline. Malgrado questo, la maggior parte dei triatleti dedica poco più di tre ore/settimanali al nuoto.
Considerando che le distanze da nuotare nel triathlon vanno dei 750 metri dello Sprint fino ad arrivare ai 3.900 metri dell’Ironman, il tempo da dedicare al nuoto, per avere una frazione quantomeno soddisfacente, dovrebbe essere molto di più. Le ore settimanali dovrebbero essere almeno il doppio di quelle indicate in precedenza (circa 6 ore/settimanali), nel quale lavorare sulla tecnica e costruire il giusto passo da tenere in gara.
Infine la respirazione. Per molti triatleti questa rappresenta un grosso problema. Al di là degli errori più comuni nella posizione della testa, delle spalle e del corpo durante la fase respiratoria, il problema maggiore è che molti triatleti nuotano in ipossia! L’ossigeno è fondamentale per un’atleta, figuriamoci per chi deve sopportare gare molto lunghe.
Se in bicicletta o durante la corsa si hanno circa 50-60 cicli respiratori al minuto, non si capisce perché nella frazione di nuoto i triatleti debbano ridurre drasticamente il numero di cicli respiratori. Basterebbe respirare una volta ogni ciclo di bracciata per far si che la fase respiratoria si trasformi in boost per la frazione di nuoto. Alcuni triatleti, tra i più forti in acqua, respirano addirittura ogni bracciata in alcune fasi della frazione di nuoto al fine di mantenere la velocità e la tecnica giusta per affrontare la frazione in acqua.
Il consiglio finale è quello di farsi seguire in maniera adeguata da un allenatore che dica cosa fare. Purtroppo gli errori tecnici non si riescono a correggere solo attraverso delle riprese video. Ci vuole un occhio allenato che capisca su quale aspetto lavorare per migliorare la tecnica e la velocità di nuotata. E soprattutto, quando un triatleta è in acqua, è bene che inizi a pensare da nuotatore, solo in questo modo potrà davvero migliorare la sua nuotata.