Nuoto in acque libere: i consigli di Fabrizio Antonelli, coach di Gregorio Paltrinieri

Allenamento e tecnica
Scritto da: Arena at 4 Giugno '20 0
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Tanti nuotatori, dato il particolare momento, stanno pensando di allenarsi di più (o di cominciare ad allenarsi) in acque libere. Abbiamo chiesto a Fabrizio Antonelli, coach di Gregorio Paltrinieri, di darci qualche consiglio.

Quali sono i “punti fermi” del nuoto di fondo dal punto di vista della tecnica?

Quali fondamentali è necessario padroneggiare e allenare?

Da un punto di vista tecnico, ovviamente lo stile libero è lo stile favorito per il semplice fatto che a parità di velocità ha un costo energetico nettamente inferiore rispetto agli altri stili, è dunque questa la tecnica principale su cui lavorare.

Per quanto riguarda accorgimenti particolari rispetto al nuoto in piscina, credo che la cosa più interessante sia la capacità di adattare la propria nuotata alle condizioni che troviamo.

Questo è un fattore importante per un nuotatore di alto livello ma anche per un nuotatore che si approccia alle acque libere a livello amatoriale, perché le condizioni meteo marine possono cambiare da un momento all’altro: è dunque importante lavorare molto sulla capacità propriocettive e quindi riuscire a padroneggiare ed avere un buon controllo della propria tecnica di nuotata, da sia dal punto di vista di “aggiustamenti tecnici” di forza e ampiezza della bracciata, sia dal punto di vista coordinativo. Questo perché in base alle condizioni del mare, o del bacino in cui si svolgono la gara o l’allenamento, può essere utile poter contare su un ventaglio più ampio di nuotate.

Dunque, pur nuotando sempre a stile libero, cambiare ad esempio la coordinazione, aumentare o diminuire l’apporto delle gambe o riuscire a variare la frequenza della bracciata sono tutti aspetti molto importanti che possono fare la differenza.

Quali invece i “punti fermi” dal punto di vista mentale?

Qual è la sfida da affrontare?

Ricollegandomi a quanto detto prima, anche dal punto di vista mentale credo che la qualità più importante sia allenare una capacità di adattamento alle diverse situazioni: questo può consentirci di gestire in maniera più lucida possibile situazioni di gara sia legate alle variabili meteo, come le condizioni del mare, il vento, le correnti, sia a ciò che può accadere in gara.

Dunque più siamo preparati da questo punto di vista, più siamo disponibili all’adattamento e più riusciamo ad adattarci alla situazione che ci si presenta.

In piscina viviamo uno “sport di prestazione”, dove la situazione del campo gara è costante e ci si può dunque allenare sempre nelle stesse condizioni. A differenza nella piscina, nell fondo lo sport diventa, oltre che “di prestazione”, uno sport “di situazione” e quindi credo che la cosa più importante sia avere una buona elasticità a livello mentale, oltre che una disponibilità la fatica (ma chi approccia questo sport deve essere attratto dalla fatica!) e dunque ancora una volta la capacità di adattarsi alle varie situazioni è cruciale.

Allenarsi da soli vs allenarsi con un amico/compagno

Quanto conta il supporto di un’altra persona in questo tipo di allenamenti?

Allenarsi da soli in acque libere è assolutamente da escludere. Al di là dell’aspetto allenante (in compagnia si è ovviamente molto più stimolati), è principalmente una questione di sicurezza. Naturalmente non spetta a me vietarlo, ma non dovrebbe essere consentito allenarsi da soli: il mare, un lago o altri ambienti open water possono sempre nascondere insidie ed è sempre consigliabile accompagnarsi a qualcuno, quindi almeno allenarsi in coppia.

Per quanto riguarda l’aspetto agonistico, è inoltre molto stimolante: la fatica si sente meno quando si condivide con qualcuno e di certo si riesce a dare qualcosa in più, anche per la questione delle scie. Da questo punto di vista c’è tutto un mondo da scoprire!

L’allenamento è molto più efficace, perché si riesce a simulare meglio la situazione di gara, ma a parte questo, ripeto, ancor più che in piscina l’aspetto della sicurezza è fondamentale. Dunque assolutamente mai da soli.

Nuotare con la muta vs nuotare con il costume

Cosa cambia, se cambia, in termini di sensibilità all’acqua, percezione del movimento, tecnica? Quale consiglio ti senti di dare a chi vive quest’esperienza per la prima volta?

C’è una grande differenza nuotare con un costume normale e nuotare con la muta, direi anzi che la differenza è abissale. Si tratta anche di una risposta individuale all’adattamento a questo mezzo. Riallacciandoci infatti a quanto detto prima, la capacità di adattare la propria tecnica al nuoto con la muta può favorire l’atleta.

Una buona preparazione per iniziare ad allenarsi con la muta è quella di fare un ottimo lavoro di spalle, per cercare di prevenire eventuali sovraccarichi dovuti all’utilizzo la muta: la fase di recupero della bracciata con il costume, infatti, è una fase quasi a zero spesa energetica, mentre nel nuoto con la muta il recupero diventa un’altra fase attiva della bracciata, perché bisogna vincere la resistenza opposta dalla muta stessa. Questo è un lavoro che ricade principalmente sulle spalle ed è quindi necessario essere preparati.

Il consiglio che mi sento di dare è quello di andarci sempre piano, cioè iniziare sempre con calma, con pazienza, e costruire il proprio lavoro rispettando le dovute progressioni. Non bisogna assolutamente esagerare nei primi allenamenti, dobbiamo allenarci cercando di rispettare una sorta di “piramide”, iniziando quindi dalla base. La base di questa piramide è sicuramente costituita da una buona tecnica e da una buona preparazione generale, che ci consentiranno poi di ricavare degli adattamenti più specifici per il nuoto di fondo, in particolare nell’approccio gli allenamenti con la muta e poi ad eventuali gare con la muta che, come dicevamo prima, costituiscono quasi uno sport a parte!

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Arena