Vivere sott’acqua…

Vita di un nuotatore
Scritto da: Rebecca Gillis at 24 Agosto '16 0
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Ogni sport è unico. Ogni sport ha le sue regole, i suoi riferimenti, il suo terreno di gioco che lo rende diverso da tutti gli altri. Ogni atleta, indipendentemente da quale sport pratichi, deve affrontare tutti i giorni successi e sconfitte.

Tuttavia i nuotatori hanno non poche difficoltà a far capire agli altri quanto questo sport sia complesso. E queste difficoltà derivano maggiormente dalla principale caratteristica del nostro sport: si svolge sott’acqua.  Non mi stancherò mai di ripeterlo, ci sono un mucchio di cose di cui la gente non si rende assolutamente conto quando si parla di stare sott’acqua.

Per prima cosa non abbiamo le branchie. Anzi, la maggior parte di noi ha una capacità polmonare del tutto nella media. Però, non chiedeteci come, respirare in acqua diventa per noi una cosa naturale. Chi, come me, nuota le lunghe distanze, raggiunge il ritmo giusto vasca dopo vasca. A meno che non si tratti di una sessione particolarmente dura o si lavori in ipossia, non mi sono mai preoccupata troppo della respirazione. Non fraintendetemi, il nuoto è un’attività cardio e come tale ti toglie il fiato, ma la lunga esperienza fa sì che ruotare la testa da una parte all’altra per respirare diventi routine e parte integrante della nostra natura.

C’è una famosa barzelletta che gira fra i nuotatori e che gioca sul fatto che abbiamo sempre l’acqua nelle orecchie. Ed è verissimo! E quando scuotiamo la testa o saltelliamo su un piede solo per farla uscire sembriamo dei completi idioti. Per non parlare di quando nuotiamo. L’acqua attutisce molti suoni, oppure li altera. Nel mio club ci sono una Kat, un Zach e un Matt e, quando il coach li chiama, in acqua il suono sembra esattamente lo stesso. Dico davvero, vivo nell’ansia costante che il coach stia chiamando me per correggermi, devo alzare la testa ogni volta che il coach urla qualcosa per assicurarmi che non stia parlando con me. E se allenarsi nell’acqua piena di cloro non fosse abbastanza, ricordiamo che noi nuotatori non abbiamo nulla che ci allieti la vista. Fissare la linea blu sul fondo diventa noioso molto presto. E il nostro unico brivido del cambiamento lo sentiamo quando invece di fissare il fondo fissiamo il soffitto mentre facciamo dorso. Sì, lo so, non è granché eccitante, ma dobbiamo accontentarci.

La musica può essere molto d’aiuto durante le sessioni più lunghe e impegnative. Cantare in mente le tue canzoni preferite mentre passano alla radio fa scorrere il tempo molto più velocemente. Ma anche se in vasca c’è la radio accesa, il più delle volte cantare le canzoni significa fare uno di quei terribili giochi in cui la musica si ferma e tu devi cantare da solo finché non ricomincia: nuotare con la testa sott’acqua vuol dire poter sentire la musica solo quando respiri e quando ti fermi al muro aspettando di ripartire. A meno che tu non sappia la canzone praticamente a memoria o sia pronto ad affrontare una dura sfida musicale, anche ascoltare la musica può essere frustrante.

E’ abbastanza evidente che noi nuotatori abbiamo un bel po’ di problemi quando ci alleniamo. Passare così tanto tempo sott’acqua può essere davvero pesante (specialmente quando fa tanto caldo!), ma può dare anche molte soddisfazioni. A volte non c’è nulla di meglio che sgombrare la mente con una lunga nuotata, cullati dalla quiete che l’acqua ci offre. La piscina è stata per me molte cose: una via di fuga quando volevo stare sola, mi ha dato forza quando avevo bisogno di ricordarmi che dovevo dare di più, mi ha accolta quando cercavo un po’ di pace. In qualunque momento, in qualunque occasione, stare sott’acqua mi fa sentire a casa.

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Scritto da:

Rebecca Gillis

Hi! I’ve been swimming competitively since I was eight years old, and enjoy documenting the ups and downs of life as an athlete. Most of my days are spent on the pool deck, since I also work as a coach for young children, and as a lifeguard. Other than that, I’m a full time student and, like so many of my fellow swimmers, a food/nap enthusiast.