Il mondo dello sport è assai vario quanto variegata è la gamma di genitori che puntualmente allo scoccare di una certa età per loro “sportivamente valida” (di solito intorno ai sei anni del pargolo), cominciano a districarsi sulla scelta dell’attività sportiva da far intraprendere e praticare al giovane innocente. Le discussioni familiari tra i due coniugi quasi sempre tendono a dar retta a due grandi verità assolute: il maschietto sicuramente calcio, la femminuccia sicuramente danza. Ma se si esclude la parola “sicuramente”, spesso viene in soccorso un grillo parlante (di solito sotto forma di genitore amico già iniziato all’attività acquatica) che ridefinisce i due dogmi e suggerisce un’arguta soluzione: “Ma perché non li portiamo entrambi a scuola di nuoto così almeno si tolgono la paura dell’acqua?”. A proposito, di solito la paura non è tanto del bambino, quanto piuttosto di uno dei due genitori (paura indotta o appresa).
E così, carico di belle speranze (della mamma) e di una sana merenda prima di entrare in acqua (della nonna) il bambino viene lanciato nel mondo dei corsi di nuoto. I pianti e le urla del primo livello quasi subito lasciano spazio alla sperimentazione di se stessi in acqua, in cui “bere” l’acqua della piscina, come dico sempre ai piccoli esploratori, fa parte del contratto per imparare a nuotare.
Vorrei precisare come per il bambino, di qualsiasi età, la scelta di “far nuoto” non è quasi mai una propria scelta (al contrario dell’adulto in cui la volontà propria diventa matrice fondamentale) e, proprio perché dettata da una terza persona, la lezione di nuoto, da piacevole momento di stacco in cui fare nuove amicizie e divertirsi, può facilmente trasformarsi in una ennesima imposizione dettata dall’assolutismo genitoriale. Ricordiamoci che la libertà è una condizione che non ha età e che tutto lo sport, non solo il nuoto, ha un valore educativo e non di obbligo.
Gli anni della scuola nuoto si susseguono a ritmo incalzante e lasciano nel giovane e piccolo nuotatore un sano ottimismo e una sana voglia di “avanzamento di livello”; i famosi “brevetti” fissano a inizio stagione gli obiettivi da raggiungere. In breve, o meglio breve guida per tutti i famosi genitori apprensivi, paurosi dell’acqua ma che comunque “sanno il fatto loro sul nuoto”:
il primo livello è l’approccio con l’acqua determinante per tutti i livelli successivi;
il secondo acquisizione di forme di propulsione elementari, buon equilibrio e autonomia in acqua;
il terzo prevede il perfezionamento delle nuotate a crawl e a dorso e l’impostazione, con le prime esercitazioni, per la rana e il delfino;
il quarto è la rifinitura tecnica del crawl e del dorso e il perfezionamento delle nuotate simmetriche con accenni di tuffi dal blocco e virate;
il quinto è il perfezionamento tecnico di base delle quattro nuotate!
Oh che soddisfazione essere arrivati in cima…ma mi sorge un dubbio: i piccoli nuotatori arrivati all’apice di questa torta sanno in che cosa consiste la ciliegina? Ma soprattutto, a tutti loro interessa arrivare a questa dolce-amara ciliegina?…Si vedrà!