Affrontiamo le possibili debolezze che caratterizzano i nuotatori da vasca e cerchiamo di dar loro qualche consiglio su come affrontare al meglio gli appuntamenti in open water.
L’adattamento a nuove situazioni richiede tempo ma anche una propensione del tutto soggettiva. Parliamo di adattamento e soggettività perché il passaggio da piscina ad acque libere non è del tutto scontato, specie per chi è da sempre abituato a seguire la linea blu sul fondo vasca.
SCENARIO 1
Performance molto buone in vasca ma pessime in acque libere.
Probabilmente i tuoi problemi sono due: la poca dimestichezza con l’orientamento in acque libere e la paura per quello che potresti trovare sotto di te in acqua. Nel primo caso in gara rischi di allungare la distanza nuotata e di conseguenza il tempo necessario per arrivare da A a B; nel secondo caso la paura potrebbe peggiorare la tua tecnica di nuotata e di conseguenza alzare il tuo passo di gara.
IL CONSIGLIO: per le paure la via migliore è affrontarle o, se sono troppo limitanti, affidarsi a un Mental Coach. Oppure trovare degli stratagemmi da utilizzare in vasca, come per esempio imparare a nuotare ad occhi chiusi per brevi tratti cercando di gestire la tecnica di nuotata.
Per imparare ad orientarti in vasca, invece, puoi adottare diverse strategie. La prima è quella di nuotare, ogni ripartenza dal muretto, qualche metro con la testa alta, puntando a tua scelta un blocco a caso e poi rimetterti a nuotare normalmente. Se ne hai la possibilità, potresti anche togliere qualche corsia in piscina e simulare un percorso con dei galleggianti che simulino le boe di gara.
SCENARIO 2
La tecnica insufficiente.
Questo potrebbe rivelarsi una situazione limitante nel caso in cui la fatica profusa in acqua superi i risultati ottenuti. In questo caso il nuoto rischierebbe di diventare una frustrazione, non solo in vasca ma anche in open water.
IL CONSIGLIO: punto uno, identifica cosa non va. Hai una bracciata poco efficace? Non usi le gambe? Hai un problema di postura in acqua? E’ fondamentale lavorare sul tuo punto debole, senza girarci attorno.
Punto due, trova un allenatore che ti segua. A meno che tu non abbia un’altissima percezione di ciò che stai facendo in acqua, se commetti un errore, difficilmente lo correggerai da solo. Una persona esperta e professionale, può invece aiutarti a capire quale sia il tuo errore e correggerlo. A volte bastano davvero pochi consigli.
Punto tre, esercitati nel correggere i tuoi errori. Inserisci ogni inizio allenamento dieci minuti dedicati solo ed esclusivamente alla tecnica.
SCENARIO 3
Hai “una sola marcia”.
Una caratteristica fondamentale del nuotatore di acque libere è la capacità di cambiare ritmo in diverse situazioni. In partenza, per togliersi dal gruppo e dai possibili contatti o intoppi; nel rilancio dell’azione dopo il superamento delle boe; nello sprint finale quando la fatica è arrivata al limite oramai per tutti.
IL CONSIGLIO: impara a diversificare i lavori. Non è detto che per preparare le lunghe distanze non si possa inserire nei propri allenamenti serie da 25 m o 50 m nuotate a tutta velocità. Anzi, questo tipo di allenamento stimola sia dal punto di vista biomeccanico che neuromuscolare, ad avere una bracciata più veloce e insegna a cambiare ritmo. Quindi, impara a nuotare a diverse andature e non fossilizzarti sempre e solo sugli stessi ritmi di lavoro.
Buon allenamento!