Dalla riabilitazione alla preparazione fisica o al lavoro complementare di allenamenti specifici, gli sportivi possono trarre grandi benefici dalle attività svolte in piscina.
Abbiamo approfondito l’argomento con il Prof. Piero Benelli, docente dell’Università di Urbino e medico specialista della medicina dello sport con una lunga esperienza al fianco degli atleti, in occasione della partnership di arena con Victoria Libertas Pallacanestro di Pesaro.
Il Prof. Benelli è un medico sportivo, ma più esattamente un uomo di sport. È stato un atleta (nuotatore di buon livello, pentathleta con 16 presenze nella Nazionale Maschile Assoluta tra il 1976 e il 1980), poi un allenatore di nuoto, infine medico specialista in medicina dello sport, medico sociale della VL basket da 33 anni e medico della squadra nazionale di pallavolo maschile da 12. Con la squadra di volley ha partecipato alle ultime 3 Olimpiadi – la quarta è stata rimandata al 2021 – con una medaglia d’argento e una di bronzo.
È docente all’Università di Urbino (Scuola di Scienze Motorie) e Direttore Sanitario di Fisioclinics Pesaro. Attualmente si occupa soprattutto di traumatologia e riabilitazione e ha acquisito competenze specifiche nella riabilitazione in acqua (è anche autore di un testo sull’argomento edito da Ed. Ermes)
L’attività in acqua, che sfrutta le caratteristiche dell’ambiente acquatico (in particolare lo scarico gravitazionale e la resistenza del mezzo e le pressioni idrostatiche) per effettuare esercitazioni con vari obiettivi, può essere modulata e proposta agli atleti con varie finalità: dal training in condizioni particolari, alla riabilitazione post-traumatica, alla preparazione fisica, ai lavori complementari all’allenamento specifico. In base alle finalità, possono essere adeguatamente stimolati i vari apparati, in particolare quello locomotore a quello cardiovascolare.
Dipende dal periodo di allenamento e dalle esigenze specifiche. Sempre dopo infortuni importanti, con frequenza quotidiana, a volte per lavori settimanali di “scarico” e rigenerazione, ad esempio per atleti con problematiche di lombalgia o esiti di traumi pregressi. In alcune situazioni abbiamo proposto, nella fase preparatoria della stagione (pre-season), sedute in acqua con protocolli specifici per le varie discipline 2-3 volte a settimana, in modo tale da iniziare le attività in maniera meno traumatica e rispettando una certa gradualità del carico di lavoro.
L’attività in acqua per sportivi di altre discipline generalmente non prevede esercitazioni con proposta di lavori con le tecniche natatorie tradizionali, bensì esercitazioni acquatiche specifiche, spesso in “verticale” anziché in “orizzontale”. Non è nemmeno necessario saper nuotare, ma sicuramente occorre muoversi in maniera adeguata e rilassata in acqua.
Come detto prima, non si parla strettamente di tecniche o stili di nuoto tradizionali, in ogni caso l’ambiente acquatico offre un diversivo e uno stimolo differente, cosa che psicologicamente è utile per interrompere la monotonia dell’allenamento specifico.
Inoltre esistono metodologie ed attività acquatiche specifiche (penso al Watsu e all’Ai-Chi, versioni acquatiche di Shiatsu e Tai-Chi) che possono fornire un supporto importante agli atleti per il controllo della respirazione, il rilassamento, il recupero energetico.
Direi che l’acqua offre un ventaglio di proposte di esercizi, protocolli, programmi a cui lo sportivo può fare riferimento a seconda della situazione e delle esigenze; diciamo che è un’opzione di lavoro da tenere presente in maniera costante, sia per lo staff che gestisce squadre e atleti, sia per gli atleti stessi che imparano a conoscere ed utilizzare questa opportunità.